giovedì 25 settembre 2014

QUINDICIDICIOTTO


 
Il contributo di Milazzo (e dintorni)
 alla Grande Guerra


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La Grande Guerra (cenni)




Il periodo che precedette il primo conflitto mondiale fu caratterizzato da un periodo relativamente stabile e pacifico, che degenerò a partire dal 1914: il mondo intero fu letteralmente sconvolto in proporzioni fino allora ancora sconosciute.

Sono molte le ragioni per cui la Prima Guerra Mondiale, conosciuta anche con il nome di Grande Guerra si differenziò nettamente da tutte quelle che la precedettero. Per la prima volta furono coinvolte in un conflitto nato nel cuore dell'Europa anche le potenze extra-europee, come Giappone e Stati Uniti. Inoltre il conflitto fu caratterizzata dall'utilizzo, da parte di tutte le nazioni coinvolte, di uno spiegamento di forze senza precedenti e dall’utilizzo di nuove armi: gli aerei, inventati un decennio prima, i carri armati ed i sottomarini. Fu introdotto anche l’utilizzo delle più devastanti armi chimiche. Ma il motivo principale che differenziò la Grande Guerra da tutti gli altri conflitti antecedenti furono gli effetti: si trattò proprio di una guerra “totale”, che coinvolse tutta la compagine degli Stati belligeranti: non solo a livello bellico, ma anche economico, amministrativo e politico. Notevole, inoltre, l’utilizzo di mirate campagne propagandistiche. 



Le cause del conflitto sono molteplici. Vanno ricercate ad esempio nella crisi dei rapporti internazionali europei. Inoltre, nei movimenti nazionalisti e irredentisti, specie in alcune zone strategiche dell’Europa: Balcani, Alsazia, Lorena, Trentino e Trieste.

Il pretesto fu dato dall’attentato a Sarajevo, ai danni dell’erede al trono austriaco Francesco Ferdinando, da parte di un indipendentista slavo (28 giugno 1914). L’Austria-Ungheria mandò immediatamente un ultimatum alla Serbia, Un mese dopo avrebbe emesso la dichiarazione di guerra.

Il sistema delle alleanze fu presto stabilito. Da una parte si schierarono gli imperi centrali, ossia l’Austria e la Germania, dall’altra la Gran Bretagna, la Francia e la Russia, mobilitate in difesa della Serbia.

La Germania invase quindi la Francia, passando attraverso il Belgio e violandone così la neutralità, circostanza che suscitò molto scalpore soprattutto in Inghilterra, che per questo motivo scese in campo al fianco delle truppe francesi.

L’intenzione tedesca era di portare avanti una “guerra di movimento”, rapida e veloce, ma il tentativo fallì: il conflitto si rivelò lungo ed estenuante, in quel che fu definita una “Guerra di Trincea”. 



Dopo l’avanzata tedesca in Francia, nel maggio 1915 anche l’Italia - che in primo tempo si era dichiarata neutrale - entra in guerra. In quel periodo l’opinione pubblica era divisa i due fazioni, da una parte c’erano i “neutralisti”, dall’altra gli “interventisti”.

Il governo italiano si alleò con la Triplice Intesa (Inghilterra, Francia, Russia), stipulando il Patto di Londra. Attraverso tale accordo l’Italia s’impegnava nella guerra contro gli imperi centrali in cambio - in caso di vittoria - di cospicui compensi territoriali (Trentino, Venezia Giulia, l’intera penisola istriana  ad eccezione di Fiume e, tra l’altro, una parte della Dalmazia).

Sul fronte italo-austriaco, il conflitto si presentò subito estremamente lento e tragico, combattuto nelle trincee scavate nelle montagne del Friuli da soldati reclutati tra le fasce più povere della popolazione.  Nel 1917, si ribaltò la situazione, con l’ingresso nel conflitto degli Stati Uniti a fianco della Triplice Intesa ed il ritiro della Russia, impegnata entro i propri confini con la Rivoluzione.

L’offensiva austriaca divenne sempre più pressante, finché l’esercito italiano subì la famosa sconfitta di Caporetto, il 24 ottobre del 1917, con gravi ripercussioni anche sulla vita economica e sociale del Paese. Ebbero infatti inizio una serie di scioperi e di manifestazioni, tali da costringere il governo a fare grandi promesse ai soldati, al fine di risollevarne il morale, evitando defezioni ed ammutinamenti.

Il 1918 fu l’anno decisivo del conflitto, che ne segnò anche la conclusione della Prima Guerra Mondiale con la sconfitta degli imperi centrali. Il 10 giugno 1918 il milazzese Luigi Rizzo entrava nella Storia con la superba Impresa di Premuda, affondando la possente corazzata austriaca Santo Stefano, soffiando così il vento dell’ottimismo sul morale delle truppe italiane. Da parte sua, l’Esercito Italiano, guidato dal nuovo generale Armando Diaz, riuscì a prevalere a Vittorio Veneto, stipulando un armistizio con l’Austria e giungendo finalmente alla pace (4 novembre).  

La Conferenza di Pace di Parigi penalizzò duramente i paesi perdenti, in particolar modo la Germania, facendo prevalere gli interessi della Francia. All’Italia furono concessi i territori di Trentino, Alto Adige, Venezia Giulia, Trieste ed Istria. Dallo smembramento dell’impero austro-ungarico nacquero quindi nuove realtà territoriali e politiche: l’Ungheria, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia.

Rimase però sospesa la questione della città di Fiume, poiché non ne venne prevista l’annessione all’Italia. Fu così che, nel settembre del 1919, un gruppo di volontari guidato dal poeta Gabriele D’Annunzio - coadiuvato in questa esperienza fiumana da Luigi Rizzo - prese possesso della città, instaurandovi un governo provvisorio ed annettendola all’Italia. In seguito, la città di Fiume venne liberata con il trattato di Rapallo, stipulato tra Italia e Jugoslavia.

A livello internazionale, ad ogni modo, le soluzioni dei diversi trattati di pace si dimostrarono poco rispettose nei confronti delle varie identità nazionali, alimentando le cause che spinsero le potenze mondiali a scontrarsi in un novo e devastante conflitto mondiale (rielaborazione dal sito primaguerramondiale.it).



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