S. LUCIA DEL MELA
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La Grande Guerra (cenni)
Il
periodo che precedette il primo conflitto mondiale fu caratterizzato da un periodo
relativamente stabile e pacifico, che degenerò a partire dal 1914: il mondo
intero fu letteralmente sconvolto in proporzioni fino allora ancora sconosciute.
Sono
molte le ragioni per cui la Prima Guerra Mondiale, conosciuta anche con il nome
di Grande Guerra si differenziò nettamente da tutte quelle che la
precedettero. Per la prima volta furono
coinvolte in un conflitto nato nel cuore dell'Europa anche le potenze
extra-europee, come Giappone e Stati Uniti. Inoltre il conflitto fu
caratterizzata dall'utilizzo, da parte di tutte le nazioni coinvolte, di uno
spiegamento di forze senza precedenti e dall’utilizzo di nuove armi: gli aerei, inventati un decennio prima, i
carri armati ed i sottomarini. Fu
introdotto anche l’utilizzo delle più devastanti armi chimiche. Ma il
motivo principale che differenziò la Grande Guerra da tutti gli altri conflitti
antecedenti furono gli effetti: si trattò proprio di una guerra “totale”, che
coinvolse tutta la compagine degli Stati belligeranti: non solo a livello
bellico, ma anche economico, amministrativo e politico. Notevole, inoltre,
l’utilizzo di mirate campagne propagandistiche.
Le cause del conflitto sono molteplici. Vanno ricercate ad esempio nella crisi
dei rapporti internazionali europei. Inoltre, nei movimenti nazionalisti e irredentisti, specie in alcune zone
strategiche dell’Europa: Balcani, Alsazia, Lorena, Trentino e Trieste.
Il pretesto fu dato dall’attentato a
Sarajevo, ai danni dell’erede al
trono austriaco Francesco Ferdinando, da parte di un indipendentista slavo (28
giugno 1914). L’Austria-Ungheria mandò immediatamente un ultimatum alla Serbia,
Un mese dopo avrebbe emesso la dichiarazione
di guerra.
Il
sistema delle alleanze fu presto stabilito. Da una parte si schierarono
gli imperi centrali, ossia l’Austria e la Germania, dall’altra la Gran Bretagna,
la Francia e la Russia, mobilitate in difesa della Serbia.
La Germania invase quindi la Francia, passando
attraverso il Belgio e violandone così la neutralità, circostanza che suscitò molto scalpore soprattutto
in Inghilterra, che per questo motivo scese in campo al fianco delle truppe
francesi.
L’intenzione
tedesca era di portare avanti una “guerra di movimento”, rapida e
veloce, ma il tentativo fallì: il conflitto si rivelò lungo ed estenuante, in
quel che fu definita una “Guerra di Trincea”.
Dopo
l’avanzata tedesca in Francia, nel maggio 1915 anche l’Italia - che in primo
tempo si era dichiarata neutrale - entra in guerra. In quel periodo l’opinione
pubblica era divisa i due fazioni, da una parte c’erano i “neutralisti”,
dall’altra gli “interventisti”.
Il governo italiano si alleò con la Triplice Intesa (Inghilterra, Francia,
Russia), stipulando il Patto di Londra. Attraverso tale accordo l’Italia s’impegnava
nella guerra contro gli imperi centrali in cambio - in caso di vittoria - di
cospicui compensi territoriali (Trentino, Venezia Giulia, l’intera penisola
istriana ad eccezione di Fiume e, tra l’altro,
una parte della Dalmazia).
Sul fronte italo-austriaco, il conflitto si presentò subito estremamente lento e
tragico, combattuto nelle trincee scavate nelle montagne del Friuli da soldati
reclutati tra le fasce più povere della popolazione. Nel 1917, si ribaltò la situazione, con
l’ingresso nel conflitto degli Stati Uniti a fianco della Triplice Intesa ed il
ritiro della Russia, impegnata entro i propri confini con la Rivoluzione.
L’offensiva
austriaca divenne sempre più pressante, finché l’esercito italiano subì la
famosa sconfitta di Caporetto, il 24 ottobre del 1917, con gravi
ripercussioni anche sulla vita economica e sociale del Paese. Ebbero infatti
inizio una serie di scioperi e di manifestazioni, tali da costringere il
governo a fare grandi promesse ai soldati, al fine di risollevarne il morale,
evitando defezioni ed ammutinamenti.
Il
1918 fu l’anno decisivo del conflitto, che ne segnò anche la conclusione della
Prima Guerra Mondiale con la sconfitta degli imperi centrali. Il 10 giugno 1918
il milazzese Luigi Rizzo entrava nella
Storia con la superba Impresa di Premuda, affondando la possente corazzata
austriaca Santo Stefano, soffiando
così il vento dell’ottimismo sul morale delle truppe italiane. Da parte sua, l’Esercito
Italiano, guidato dal nuovo generale Armando Diaz, riuscì a prevalere a Vittorio Veneto, stipulando un
armistizio con l’Austria e giungendo finalmente alla pace (4 novembre).
La
Conferenza di Pace di Parigi penalizzò duramente i paesi perdenti, in
particolar modo la Germania, facendo prevalere gli interessi della Francia.
All’Italia furono concessi i territori di Trentino, Alto Adige, Venezia Giulia,
Trieste ed Istria. Dallo smembramento dell’impero austro-ungarico nacquero
quindi nuove realtà territoriali e politiche: l’Ungheria, la Cecoslovacchia e
la Jugoslavia.
Rimase
però sospesa la questione della città di Fiume, poiché non ne venne
prevista l’annessione all’Italia. Fu così che, nel settembre del 1919, un
gruppo di volontari guidato dal poeta Gabriele
D’Annunzio - coadiuvato in questa esperienza fiumana da Luigi Rizzo - prese
possesso della città, instaurandovi un governo provvisorio ed annettendola
all’Italia. In seguito, la città di Fiume venne liberata con il trattato di
Rapallo, stipulato tra Italia e Jugoslavia.
A
livello internazionale, ad ogni modo, le soluzioni dei diversi trattati di pace
si dimostrarono poco rispettose nei confronti delle varie identità nazionali,
alimentando le cause che spinsero le potenze mondiali a scontrarsi in un novo e
devastante conflitto mondiale (rielaborazione
dal sito primaguerramondiale.it).